Supervisione del personale sociale, sanitario ed educativo

Il terremoto: il trauma, le vittime e il pronto soccorso psicologico

Il terremoto è uno degli eventi naturali che mette maggiormente alla prova gli esseri umani poiché, tra tutte le catastrofi e gli incidenti che possono accadere, è quello quasi totalmente imprevedibile. Mette brutalmente di fronte alla vulnerabilità umana e supera ogni possibile meccanismo di controllo di cui è capace una persona.

Chi sono le vittime del terremoto?

Quali sono gli interventi da effettuare per soccorrere le persone, fisicamente e psicologicamente?

Le vittime del terremoto non sono soltanto le persone coinvolte direttamente nel disastro. Si possono identificare 6 livelli di coinvolgimento:

  • Vittime di I° tipo: chi direttamente subisce l’impatto dell’evento.
  • Vittime di II° tipo: i parenti o persone care dei defunti o dei superstiti.
  • Vittime di III° tipo: i soccorritori , operatori dell’emergenza/urgenza.
  • Vittime di IV° tipo: La comunità coinvolta nel disastro.
  • Vittime di V° tipo: chi per caratteristiche pre-critiche (stress accumulato nel periodo precedente all’evento, problemi psicologici preesistenti) può reagire sviluppando un disturbo psichico a breve o a lungo termine
  • Vittime di VI° tipo: chi avrebbe potuto essere una vittima del primo tipo o chi si sente coinvolto per motivi indiretti.

Non c’è da stupirsi se mostrano cedimento psicologico i soccorritori che hanno estratto numerose vittime dalle macerie, oppure persone che qualche giorno prima si trovavano sul luogo dell’evento.

Lo stress conseguente all’evento è una reazione normale di una persona normale ad un evento anormale.

Come funzionano la macchina dei soccorsi e il pronto soccorso psicologico?

Gli interventi messi in atto subito dopo il terremoto sono semplici, immediati e devono essere fatti da personale specializzato in modo coordinato e specifico.

Primo, ci si focalizza sulla sicurezza

  • Protezione dal pericolo fisico, in particolare se le persone sono in stato di shock.
  • Concentrazione sulle cure fisiche e materiali.
  • Direttività, calma, azione.

Secondo obiettivo calmare:

  • Ci si aspettano ed accettano reazioni intense – quindi non si dice alle persone di calmarsi o di non preoccuparsi ma
  • Ci si focalizza sul qui ed ora
  • Si forniscono in maniera continuativa informazioni, veritiere e sopportabili
  • Si ascoltano le persone, senza giudicare e senza forzare le persone ad aprirsi.

Terzo si cerca di ristabilire un minimo senso di controllo

  • Rendendo attivi i sopravvissuti
  • Ricongiungendo le famiglie

Come si elabora il trauma del terremoto?

Vivere un terremoto significa essere esposti ad un trauma, ovvero ad un evento inaspettato che implica morte o minaccia di morte o gravi lesioni proprie o altrui. All’evento oggettivo è legato il vissuto soggettivo della persona ovvero la risposta che generalmente comprende paura intensa, sentimenti di impotenza o di orrore.

“Il solo fatto che tu abbia vissuto un disastro non significa che ne verrai danneggiato, ma che sarai cambiato da questo”
(Weaver, 1995)

Come si viene cambiati dal trauma dipende da molti fattori. Possiamo distinguere varie fasi di elaborazione del trauma

  1. Quando accade l’evento:

        – il corpo si attiva e si mobilizza e la mente si attiva per elaborare informazioni.

Il corpo e la mente mettono in atto strategie di sopravvivenza: può essere la fuga o l’immobilizzazione o il combattimento. Non si può prevedere la propria risposta. Nessuno sa quale strategia metterebbe in atto finché non si vive una situazione drammatica di emergenza. 

  1. Lo shock

Nelle prime 24-72 ore si hanno le reazioni più forti. Possono essere :           

        – disorganizzazione mentale, confusione, perdita di concentrazione                                    

        – reazione da stress (tremori, freddo, pianto, nausea)

        -negazione o dissociazione (incredulità, non si ricorda, non si capisce il significato)

        – arousal emotivo (rabbia, tristezza, paura, eccitazione per essere sopravvissuto)

La mente realizza quello che è successo in modo graduale. Un impatto emotivo fuori dal comune (come quello provocato da un terremoto) ha bisogno di tempo per essere smaltito ed elaborato, a livello emozionale e cognitivo (significato attribuito).

  1.  Impatto emotivo:

Dopo la prima fase di shock dall’evento e in seguito, per un tempo non definibile a priori, si possono sperimentare una vasta gamma di emozioni dall’impatto molto significativo

– incubi, isolamento, depressione, colpa, rabbia, ansia, flashback, pensieri intrusivi, aumento della sensazione di pericolo, abuso di alcool/droghe, ecc.

  1. Coping:

Sono le strategie che ognuno mette in atto per dare un significato all’evento, per dargli un posto nel proprio vissuto e nella propria storia. Si cerca di capire, affrontare, rielaborare:

– Cosa sarebbe successo se..? Perché a me? e la prossima volta?

  1. Accettazione/risoluzione:

Un trauma elaborato e superato permette di fare le seguenti affermazioni:

– E’ passato, è la realtà. Sono vulnerabile ma non sono impotente. Non posso controllare tutto, ma posso decidere come rispondere e cosa imparare da questo.

Queste fasi sono soggettive. La capacità di portare a termine l’elaborazione di un evento traumatico dipendono da molti fattori: il livello di coinvolgimento, di controllo, di minaccia o perdita, il livello di assurdità e di preavviso, la vicinanza fisica – psicologica, il livello di stress nella propria vita, le risorse psico fisiche, la natura e il grado di supporto sociale subito dopo l’evento, l’appoggio di colleghi e amici, il sostegno di familiari e la possibilità di comunicazione.

Quando qualcosa non funziona in questo percorso si può creare un Disturbo da stress post traumatico. Consiste in una aggravamento dei sintomi da stress che non trovano una risoluzione spontanea. Si può diagnosticare dopo 30 giorni o, in forma ritardata dopo 6 mesi dall’accaduto e si manifesta con flashback e incubi notturni che fanno rivivere l’evento, evitamento di ciò che è riconducibile al trauma, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate, attacchi di panico, depressione.

Come superare un trauma e il disturbo da stress post traumatico?

Non tutti i traumi generano il disturbo post traumatico da stress, ma qualora se ne sospetti o accerti la presenza è necessario intervenire in modo specialistico con una psicoterapia, se necessario con l’ausilio da farmaci.

L’EMDR – Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari – è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.

L’EMDR è il metodo utilizzato per il trattamento dei traumi che ha ricevuto più conferme scientifiche di qualunque altro metodo usato. Oggi è riconosciuto come metodo evidence based  (basato sull’evidenza) per il trattamento dei disturbi post traumatico da

– American Psychological Association (1998-2002)

– American Psychiatric Association (2004)

– International Society for Traumatic Stress Studies (2010)

– Ministero della salute nel 2003

– Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’agosto del 2013

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