È solo stress! È solo ansia! È solo un fatto psicologico!

È solo stress! È solo ansia! È solo un fatto psicologico!

Quante volte ci si sente dire questa frase di fronte ad un malessere, ad un disagio mentale (insonnia, ansia, insoddisfazione, depressione) oppure quando si hanno disturbi fisici veri e propri di cui non si trova la causa propriamente medica.

Che significa?

La psicologia è un fatto di corpo.

Quando ti ricordi di avere un corpo?

Queste riflessioni nascono dalla lettura di un libro davvero piacevole, per me: Storia di un corpo di Daniel Pennac.

Che libro meraviglioso! Il protagonista decide di tenere un diario; non il classico quaderno con le memorie dei suoi eventi di vita, bensì quello che riguarda i fatti concernenti il suo corpo, la macchina viva in carne ed ossa. Egli annota tutti i vissuti del suo corpo, i cambiamenti, anno per anno, mutamento per mutamento. Il quaderno viene, infine, donato alla figlia alla quale viene fatto recapitare solo dopo la sua morte.

Gli scrittori e la letteratura sono i più fini conoscitori dell’animo e della psiche umani e questo libro ne è uno degli esempi lampanti.

Il protagonista descrive il proprio corpo in modo diretto, ironico, semplice e profondo.

Mostra alcune verità tanto elementari quanto dimenticate.

Parla di questioni universali, ci riguardano tutti.

Che cosa è il corpo?

Da un punto di vista fisiologico è un insieme di cellule e tessuti, di liquidi e di ossa, di ormoni ed enzimi. Il corpo è una macchina genetica, meccanica, molecolare, è costantemente misteriosa, spesso, ma non sempre, perfetta.

Quello descritto da Pennac è il corpo vivente, è il giardino segreto della persona, è la macchina per essere, è la materia che pulsa grazie al colpo vivificante della gioia e che vibra sotto la scure del dolore.

Il libro esordisce con un trauma, un fatto che scatena nel protagonista dodicenne una paura terrorizzante.

Ecco quando si scopre di “avere” un corpo: quando soffre, quando patisce un dolore reale, quando presentifica un dolore immaginato, quando manca di qualcosa, cibo, acqua, calore, ma anche contatto, sguardi, riconoscimento, amore.

Essere un corpo

Nell’universo animale è presente la coscienza del proprio corpo? Il mondo animale è regolato dalla genetica e dall’istinto. Il corpo dell’animale è vivente, e sofferente, ma possiede la consapevolezza di sé?

La consapevolezza umana del proprio corpo può costruirsi unicamente grazie alla relazione col simile e grazie al linguaggio.

E’ che sul proprio corpo l’uomo deve imparare tutto, assolutamente tutto: impariamo a camminare, soffiarci il naso, a lavarci. Non sapremmo fare niente di tutto questo se qualcuno non ce l’avesse spiegato. All’inizio l’uomo non sa niente. Niente di niente. E’ stupido come una bestia. Le uniche cose che non ha bisogno d’imparare sono respirare, vedere, sentire, mangiare, pisciare, cagare, addormentarsi e svegliarsi. Ma neanche. Sentiamo, ma dobbiamo imparare ad ascoltare. Vediamo, ma dobbiamo imparare a guardare. Mangiamo ma dobbiamo imparare a tagliare la carne. Caghiamo ma dobbiamo imparare a farla nel vasino. Pisciamo, ma quando non ci pisciamo più sui piedi dobbiamo imparare a prendere la mira. Imparare vuol dire prima di tutto imparare ad essere padroni del proprio corpo.” Pennac, Storia di un corpo.

Il corpo biologico che entra in relazione con gli altri diventa un corpo vivente: perde qualcosa del godimento originario, ma diventa desiderante, alla perpetua ricerca di qualcosa che lo completi. A volte si illude persino di trovarlo.

Quando il principio di piacere si scontra con il principio di realtà, il corpo biologico diventa un corpo propriamente umano.

Che il corpo umano debba imparare tutto di sé e dell’altro lo si vede benissimo quando qualcosa non funziona. L’esempio estremo è quello della psicosi schizofrenica e di quella paranoica, situazione in cui la persona non riconosce come proprie alcune parti del corpo o dei pensieri, pezzi che parlano una lingua propria e che entrano in relazione tra sé e con l’altro in modo assolutamente singolare (il delirio sul corpo, le voci, le allucinazioni).

Le emozioni

Con la felicità ci si dimentica di avere un corpo. La gioia è una scarica a rapido esaurimento di energia. La gioia diventa subito fibra, nutre il corpo e lo spirito, diventa subito carne e sangue.

Ci sono tanti modi per sentire il corpo, praticando sport ad esempio: l’allenamento, la fatica, mettersi alla prova.

Il corpo si sente quando si accende col desiderio d’amore, con il desiderio sessuale.

La massima espressione di relazione con l’altro si ha col contatto corporeo: il bacio, la carezza, l’abbraccio, il sesso.

La voce e lo sguardo sono espressioni del corpo vivente.

Il dolore invece sosta nel corpo, scava, erode e corrode. Fa spazio. Se non trova una via di uscita, consuma il corpo. Se viene attraversato, digerito, trasformato, può far fiorire qualcosa di inaspettato.

La paura è una scossa che percorre le viscere, predispone alla fuga o al combattimento. Può paralizzare.

La tristezza è l’energia vitale che si ritrae, tutto il corpo sembra cercare un modo di nascondersi e di scomparire. L’esistenza si ritira come un seme nella terra, trae nutrimento silenzioso per fiorire nuovamente, quando è il momento.

La rabbia è un fuoco che divampa all’improvviso, la senti nella testa, nelle mani, nella pancia.

Le emozioni sono energia, sono liquide, sfuggenti, ma allo stesso tempo sono materia fisica e tangibile. Le emozioni sono la risposta del corpo agli stimoli esterni, quelli che incontra nell’ambiente, ed agli stimoli interni, quelli che produciamo noi con i nostri pensieri coscienti ed inconsci.

Quando viviamo qualcosa, il nostro corpo interpreta quello che gli succede, il sistema nervoso autonomo produce ormoni e neurotrasmettitori , i messaggeri che ci informano su cosa dovremmo fare: fuggire, restare, godere, attaccare.

Le emozioni di base (rabbia, tristezza, paura, gioia, disgusto) sono talmente importanti che la loro espressione fisica esteriore è identica in tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla cultura di appartenenza. Le emozioni di base sono innate perché sono alla base della sopravvivenza. Ci si deve capire anche se non si parla la stessa lingua.

Le regole culturali e sociali intervengono nella modulazione delle mille sfumature del mondo emotivo.

Riconoscere e vivere le emozioni, oppure ignorarle o peggio, soffocarle, fa molta differenza nell’economia corporea e psichica di un essere umano.

I pensieri

Vengono immaginati come idee volanti, astratti, invece no! I pensieri sono concreti, vivi, sono carne e sangue! Monitorando l’attività del nostro cervello mentre pensiamo qualcosa con i mezzi scientifici oggi a nostra disposizione (TAC, risonanza magnetica), vedremo tanti flussi in movimento, quelli elettrici e quelli sanguigni. Restiamo sull’esperienza quotidiana: che effetto fa produrre un pensiero piuttosto che un altro? Quali sono le conseguenze di un pensiero che si impone contro la propria volontà? Come si dispone il tuo corpo quando pensi “è colpa mia” ? E come reagisce il tuo fisico quando pensi “sono soddisfatto/a di me”?

Quando viviamo una esperienza proviamo delle emozioni (e-mozione, predispongono al movimento e all’azione), attribuiamo un significato (cognizione) , decidiamo cosa fare (azione). L’attribuzione di significato riguarda il fatto che abbiamo vissuto, ma soprattutto dice qualcosa di noi come persona.

Le parole e il linguaggio

Le parole sono i mattoni dell’essere umano. La realtà esiste grazie al linguaggio che ci permette di dare un ordine, un senso a quello che viviamo, fuori di noi, ma anche dentro noi stessi! Esiste solo quello di cui possiamo parlare e dire qualosa. Il linguaggio è un insieme di regole, le parole ne sono i punzoni. Le parole permettono di dire e di dirci. Le parole che ci vengono dette dalla nascita si incorporano in noi.

Coccole e abbracci

Il contatto fisico è uno dei mezzi principali della relazione con se stessi, ma soprattutto con gli altri.

Il contatto corporeo trasmette una infinità di informazioni su noi stessi, sull’altro, sulle relazioni. Ricordiamo benissimo le carezze, i baci e gli abbracci dei nostri genitori. Soprattutto quelli mancati.

Il malessere

L’ansia ha una sintomatologia corporea floridissima e fastidiosissima: il cuore che batte fortissimo, il respiro che sembra bloccarsi, il bisogno impellente di andare continuamente in bagno. Il corpo con l’ansia manda segnali di pericolo, senza sapere di che pericolo si tratti veramente.

Nella depressione i bisogni fisiologici di base – mangiare, dormire – subiscono una torsione verso l’alto o verso il basso: si mangia troppo o per niente, si dorme tantissimo o pochissimo.

L’ipocondria è la regina della paura della morte che si esprime con la paura delle malattie. La fantasia dell’ipocondria può essere davvero infinita.

Il lutto

“ E’ difficile capire cosa ci portano via, morendo, coloro che abbiamo amato. Lasciamo stare il nido degli affetti, la promessa dei sentimenti e le gioie della complicità, la morte ci priva della reciprocità, è vero, ma bene o male la nostra memoria compensa. […] Mentre i corpi sono vivi, i nostri morti tessono per noi ricordi, ma questi ricordi non mi bastavano: mi mancavano i corpi! La materialità del loro corpo, questa alterità assoluta, ecco cosa avevo perduto! Quei corpi non popolavano più il mio paesaggio. I liei morti erano i mobili che avevano fatto l’armonia della casa e che erano stati portati via. Quanto mi è mancata improvvisamente, la loro presenza fisica! E come mi sono mancato in loro assenza! Mi mancava vederli, sentirne l’odore, udirli, qui, ora! […] I miei morti avevano avuto un corpo, ora non l’avevano più, era questo il punto, e quei corpi unici mi mancavano totalmente. Io che, quand’erano vivi li avevo toccati così poco! Io considerato così poco incline alle carezze, così poco fisico! Adesso reclamo il loro corpo!”

Siamo esseri fatti di carne ed ossa e linguaggio; la materia oscura può essere trasformata grazie alla parola, al dialogo, alla relazione.

La psicologia non è qualcosa che riguarda solo la psiche, il cervello, o il cuore.

La psicologia è un fatto di corpo.

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