Esistono un’ansia buona e un’ansia cattiva.
La prima è una forma di attivazione emozionale e cognitiva che serve a mettere in moto le energie per affrontare una situazione (ad esempio: mi preparo ad affrontare un nuovo incarico di lavoro, un nuovo esame a scuola, un nuovo ruolo sociale come moglie o madre).
È temporanea e funzionale, aiuta a dare il meglio di sé. Una volta terminata la sua funzione scompare e lascia il posto ad altro: godimento del successo o elaborazione del fallimento oppure di una strategia per migliorare.
La seconda è una sensazione spiacevole con diversi gradi di intensità, persistenza e disturbo della vita quotidiana: va dal semplice fastidio alla limitazione invalidante di uno o più settori della vita.
Jacques Lacan la definisce così: l’angoscia è l’unico affetto che non mente.
L’ansia, in ogni sua forma, è una spia precisa, un segnale chiaro e inequivocabile.
Fermati.
Non farlo.
Questo non è per te.
Aspetta, non è il momento giusto.
Fermati a riflettere.
Non c’è nulla da capire o da interpretare al momento. Bisogna solo prenderne atto.
I Disturbi dello spettro ansioso sono numerosi, camaleontici, mutevoli: ansia, attacchi di panico, fobia, ansia generalizzata, ansia sociale, ipocondria, ossessioni e compulsioni…
L’ansia ostacola i piaceri della vita, crea una sorta di confusione di sottofondo che impedisce di godere del momento presente, limita il campo delle possibilità, riduce la possibilità di elaborare una strategia d’azione per affrontare i fatti della vita.
L’ansia fa compiere scelte affrettate, dettate dalla difficoltà a tollerare la frustrazione, dall’indecisione e dall’impazienza.
L’ansia blocca, frena la vitalità, impedisce di scegliere e frena la possibilità di prendersi le responsabilità che la vita inevitabilmente comporta.
L’ansia può invalidare interi settori di vita: le relazioni, il lavoro, l’amore, la sessualità.
Si presenta in episodi singoli, isolati, comprensibili o incomprensibili.
Ero in auto e il cuore ha iniziato a battere all’impazzata, credevo di morire.
Sono vent’anni che non riesco a prendere l’aereo.
L’ansia mi prende proprio quando potrei rilassarmi, a fine giornata, sul divano.
Quando sono in mezzo agli altri mi blocco e non riesco a spiccicare una parola.
Quando devo affrontare qualcosa di nuovo, l’ansia mi paralizza.
Oppure permea la vita come un sottofondo costante, raggiungendo talvolta picchi elevatissimi. Anche le decisioni più banali diventano ostacoli insormontabili.
Cosa cucino oggi? E domani? E dopodomani?
Come faccio se non trovo la strada?
Non troverò mai la strada.
Limita alcune aree della vita, o l’intera esistenza. Per brevi periodi, o per tutta la vita.
Compare in momenti di tensione, oppure in modo totalmente inaspettato, ad esempio proprio quando si potrebbe stare tranquilli, alla fine di una giornata di lavoro rilassati sul divano, oppure in vacanza.
A volte ci si dimentica di essere ansiosi. Qualcuno lo prende come un dato di fatto della propria vita, è abituato ad essere in costante tensione, tanto che se mancasse si sentirebbe in difficoltà.
Non se ne accorge, finché il sistema va in cortocircuito: un attacco di panico, l’insonnia…
Altri non hanno mai avuto il piacere di sperimentare che si può vivere pienamente il qui ed ora, senza essere ossessionati dal passato e/o dal futuro, dal controllo della propria vita, o di quella degli altri.
Alcuni hanno la fortuna di fare esperienza di pienezza, episodi di vita che suggeriscono che si possa vivere cosi sempre. Se coltivati, questi piccoli semi possono dare grandi frutti.
Altri ancora attribuiscono all’ansia la causa di tutti i propri problemi, si accaniscono alla ricerca della formula magica che li liberi dall’incantesimo:
Se non avessi l’ansia potrei…
Vorrei essere diverso, un’altra persona per…
L’ansia succhia energia, rende spossati, consuma, disperde le forze.
Quando si sta compiendo qualcosa in cui si crede, di cui si è convinti, non si prova ansia, ma eccitazione.
È linfa vitale che scorre, dà energia, predispone al movimento vitale, costruttivo.
I sintomi dell’ansia
I sintomi dell’ansia sono:
- tachicardia, palpitazioni, ipertensione o cali di pressione, svenimento
- sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, paura di morire
- nausea, gastrite, diarrea
- sensazione di torpore e formicolio, contratture, tensione muscolare, debolezza
- vertigini, sensazione di testa vuota o leggera
- orticaria, rossore o pallore del volto, iperidrosi
- sensazione di sbandamento (gambe traballanti), tremore, rigidità, parestesie (sensazione di torpore e formicolio), contratture, tensione muscolare, debolezza e affaticabilità
- impulso improvviso ad urinare, aumento della frequenza dell’orinazione (pollachiuria)
Le cause dell’ansia
L’ansia è sempre multifattoriale, cioè non è mai causata solo da un elemento, ma da una combinazione di cause che interagiscono tra loro.
Il corpo comunica questo: sento un pericolo (reale o immaginario, futuro o passato) e mi preparo a fuggire, o combattere, o a fare il finto morto.
Il cervello rettiliano, quella parte del cervello antica che serve a salvarci la vita, entra in funzione e reagisce automaticamente: con il combattimento, con la fuga o con il freezing, il congelamento, quella reazione che conosciamo bene nel mondo animale quando fingono di essere morti per evitare che il predatore li aggredisca.
Noi non abbiamo predatori esterni, ma soprattutto interni, ci basta immaginare una situazione che ci fa paura per reagire come se quella cosa fosse davvero lì in quel momento.
Il panico potrebbe essere un segnale che qualcosa non va: non nel corpo, come pensa chi ne soffre, ma nelle scelte di vita. Poi, chiaramente si riflette nel corpo, perché siamo una cosa sola, mente e corpo.
La diagnosi di ansia (che sia ansia generalizzata, o fobia, o disturbo da attacco di panico) non dice nulla, se non si indaga su ciò che significa per la persona che ne soffre, quali sono i meccanismi che l’hanno innescata e quelli che la tengono in vita, quale funzione svolge nella vita della persona.
Cause individuali
Scarsa tolleranza alla frustrazione, non accettazione dell’errore, perfezionismo, scarsa conoscenza e consapevolezza di sé, dei propri desideri e aspirazioni, ipercontrollo della vita emotiva, schemi di pensiero e di comportamento appresi, cause inconsce profonde.
Cause familiari
Schemi di pensiero e di reazione acquisiti dai propri genitori o da altri familiari significativi, forte pressione della famiglia ad aderire alle loro aspettative, diverse da quelle della persona.
Cause sociali
Società individualista in cui sembra che ognuno debba cavarsela da solo, mancanza di ideali collettivi che creano legame sociale e riducono la solitudine, tensione al fare più che all’essere.
La cura
La consapevolezza e il fare esperienza sono alla base della cura.
Si tratta di conoscere prima e spezzare poi i meccanismi abituali di pensiero, le risposte emozionali, quelle comportamentali, innescati dall’ansia o conseguenti all’ansia.
Bisogna interrogare la propria vita presente e quella passata. È necessario parlare, far emergere ciò di cui si ha paura, e ciò che si desidera di più. Si tratta di far emergere la propria particolarità, ovvero ciò che si vuole per sé al di là delle aspettative degli altri.
Spesso, si è disposti a continuare a vivere nella sofferenza, piuttosto che affrontare il rischio di un cambiamento.
L’opposto dell’ansia non sono la pace, né la tranquillità.
È una vitalità consapevole. È una energia che scorre e che sa dove andare. Tentenna, ma non dubita. È potente, ma non distrugge.
L’uomo e la donna che vivono, pienamente, cercano l’Altro, ma non come stampella perché da soli non ce la fanno. Cercano l’Altro per condividere: la gioia di vivere, la fatica di esistere, la magia di partecipare, la pesantezza dell’imprevedibilità e dell’incomprensibile della vita. Condividere la fiducia nella vita.
L’esperienza si può fare in ogni contesto di vita. L’esperienza è un incontro significativo che imprime una direzione nella propria vita. Però bisogna riconoscerne il valore.
E per questo serve l’Altro. Da solo, l’essere umano non può nulla.
Cosa ci si può aspettare da uno psicoterapeuta quando si soffre di ansia?
I colloqui iniziali servono per conoscersi ed inquadrare il problema: in cosa consiste, da quanto tempo è presente, quando è iniziato. In base a quello che emerge si profila la cura: bisogna prima lavorare sulla gestione e sulla riduzione dei sintomi? Bisogna concentrarsi su convinzioni negative su se stessi? Oppure su convinzioni familiari acquisite? C’è qualcosa di profondamente insoddisfacente nella propria vita presente? O qualcosa che è iniziato tanto tempo fa e che si riconosce solo ora?
I sintomi dell’ansia sono tutti uguali, ma ogni persona è unica e quindi ogni terapia sarà diversa.
Nota bene: una corretta diagnosi può essere effettuata solo da uno specialista, medico o psicologo,